La tecnica dell’interferometria laser, inizialmente sviluppata per la fisica atomica e degli orologi ottici, può essere applicata anche ai cavi in fibra ottica presenti sul fondo degli oceani per raccogliere i segnali geofisici e monitorare i fondali marini.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, condotto da un gruppo di ricerca coordinato dal National Physical Laboratory (Regno Unito) a cui hanno partecipato l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM) e Google.
I ricercatori hanno lanciato luce laser ad alta coerenza in una fibra ottica di oltre 5800 kilometri, stesa sul fondo dell’Oceano Atlantico fra il Regno Unito e il Canada, mostrando la rivelazione di terremoti e altri segnali tipici del moto ondoso e delle correnti.
Lo studio ha dimostrato così la possibilità di sfruttare cavi di comunicazione sottomarini già esistenti, utilizzati per il traffico internet, allo scopo di monitorare i fondali marini e raccogliere informazioni da aree remote del pianeta, attualmente inesplorate per la mancanza di strumentazione adatta. Una prospettiva, questa, che consentirebbe di trasformare l’infrastruttura delle telecomunicazioni in una vera e propria rete di sensori geofisici di proporzioni planetarie.