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Clima, importanti evidenze sul degassamento dal permafrost in Antartide

Nelle valli secche del continente antartico il riscaldamento globale sta degradando il permafrost, ossia il terreno perennemente gelato custodito nel sottosuolo: un fenomeno, questo, che favorisce il rilascio di significative quantità di gas serra.

È quanto emerge da uno studio condotto nell’ambito del progetto Source and impact of greenhouse gasses in Antarctica (SENECA), finanziato attraverso il Programma Nazionale per le Ricerche in Antartide (PNRA) dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Per il nostro Paese hanno preso parte al lavoro, sotto il coordinamento dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), scienziati della Sapienza di Roma, dell’Università di Padova e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

I dannosi effetti prodotti dal cambiamento climatico nelle aree polari non rappresentano una novità. Era già noto, in particolare, quanto la stabilità del permafrost – ora compromessa dal rapido innalzamento delle temperature – svolga una funzione preziosa sugli ecosistemi, in virtù della sua capacità di intrappolare i gas serra. Finora, però, la correlazione tra fenomeni di riscaldamento del sottosuolo ghiacciato e degassamento, ampiamente osservata in Artide, non era stata sufficientemente studiata nella regione antartica.

I ricercatori del progetto SENECA hanno concentrato la loro attenzione sulle zone peri-costiere dell’Antartide, le McMurdo Dry Valleys, note per essere la più estesa area priva di ghiaccio del continente bianco e uno degli ambienti più estremi del Pianeta.

“Durante l’estate australe del 2019-2020, è stata effettuata la prima campagna geochimica estensiva su una superficie di circa 22 km² nella Taylor Valley. L’indagine ha permesso la misura in superficie della concentrazione di un’ampia gamma di gas, tra cui anidride carbonica, metano e idrogeno, nel suolo e del flusso di CO² al fine di identificare le vie preferenziali di risalita per i fluidi profondi e valutarne i meccanismi di migrazione”, ha illustrato il ricercatore dell’INGV Livio Ruggiero – responsabile scientifico del progetto SENECA – il quale ha poi aggiunto: “Confrontando questi dati con i pochi pregressi a disposizione è stato osservato un incremento nel flusso dell’anidride carbonica stimato pari a circa 15 tonnellate al giorno su un’area di 21.6 km². Infatti, l’emissione di CO² calcolata durante il periodo estivo è circa 448.5 tonnellate al mese per l’intera area”.

La ricerca suggerisce che i fenomeni di rilascio di gas dal permafrost potrebbero non limitarsi alla Taylor Valley, ma estendersi lungo gli oltre 24.000 km di costa del continente antartico. Per avere un quadro più preciso della situazione saranno tuttavia necessari ulteriori approfondimenti.

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