Il progetto Ice Memory, finalizzato a creare un grande archivio mondiale del ghiaccio a servizio della ricerca sul clima, mette a segno un nuovo traguardo con la realizzazione della campagna di perforazione del Calderone, sul Gran Sasso, il corpo glaciale più a Sud d’Europa. La missione è stata organizzata dall’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISP-CNR) e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’Università di Padova e le società Georicerche e Engeoneering.
Nel corso della campagna è stata prelevata la prima carota di ghiaccio dal Calderone, ultimo esempio del glacialismo della catena appenninica. Sul campione prelevato gli scienziati potranno effettuare le analisi chimiche volte a ricostruire il passato climatico e ambientale del massiccio e delle regioni circostanti.
La spedizione, durata 12 giorni, è stata resa possibile grazie al Corpo nazionale dei vigili del fuoco,che ha messo a disposizione mezzi e personale dei reparti Volo di Pescara e Roma Ciampino per raggiungere la conca del ghiacciaio, ai piedi del Corno Grande, a oltre 2.600 metri di quota. Decisivo il ruolo del super elicottero Erickson S-64 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco: una vera e propria “gru volante” in grado di sostenere carichi pesanti, che ha trasportato fin sul Calderone la macchina carotatrice, del peso di 4.500 kg.
“La perforazione è stata piuttosto difficoltosa”, ha raccontato Jacopo Gabrieli, ricercatore dell’ISP-CNR e coordinatore sul campo della missione, “sia per le condizioni meteorologiche spesso molto dure, sia perché il ghiaccio era plastico, ossia estremamente caldo e intriso d’acqua, e la punta del carotiere tendeva a impastarsi, non riuscendo ad inciderne la superficie”. “Sotto una coltre di detriti, abbiamo via via incontrato un ghiaccio sempre più ‘pulito’ ma diverso da quello dei ghiacciai alpini a causa delle particolari condizioni termiche dei diversi strati” – ha proseguito Gabrieli. – “Attraverso mirati studi di laboratorio, cercheremo di definirne le caratteristiche e di acquisire le informazioni chimiche e isotopiche conservate, se disponibili”.
Dalla ricognizione scientifica preliminare che i ricercatori avevano effettuato in vista del carotaggio con l’ausilio del georadar era emersa la “fotografia” più nitida mai scattata delle profondità del Calderone.
“Questa spedizione era una scommessa, non sapevamo cosa avremmo trovato in profondità nel Calderone, che ogni anno perde circa un metro di spessore”, ha commentato al termine della spedizione Carlo Barbante, direttore dell’ISP-CNR, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia e co-ideatore del programma Ice Memory. “La carota estratta sembra avere tutte le carte in regola per poter ricavare importanti informazioni sulla storia climatica e ambientale dell’Italia centrale e dell’intero bacino del Mediterraneo. Un archivio ambientale davvero unico che già a un primo sguardo presenta caratteristiche glaciologiche molto interessanti”.
Una volta conclusa l’analisi dei campioni e verificata la conservazione della stratigrafia e dei segnali climatici e ambientali, la carota sarà messa a disposizione del programma internazionale Ice Memory e trasferita al sito di stoccaggio presso DomeC, in Antartide.
Ice Memory è un progetto di ricerca internazionale riconosciuto dall’UNESCO, volto a raccogliere e conservare, nelle profondità dell’Antartide, campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi significativamente a causa del riscaldamento globale. L’Italia è tra i capofila del progetto, sotto la guida del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università Ca’ Foscari Venezia, assieme alla Fondation Université Grenoble Alpes (FR). Il progetto riunisce: CNRS, French National Research Institute for Sustainable Development (IRD-France); Istituto Polare Francese (IPEV) e il Programma nazionale per le ricerche in Antartide (PNRA).