La Commissione Europea ha ufficialmente costituito il consorzio europeo dell’infrastruttura di ricerca Aerosols, Clouds, and Trace Gases Research Infrastructure (ACTRIS-ERIC) nel campo delle scienze atmosferiche. Il nuovo soggetto affronterà sfide sociali ed economiche estremamente rilevanti e attuali, come quelle legate alla qualità dell’aria e al cambiamento climatico, nonché alla protezione dai rischi ambientali.
Costituita da un’ampia rete di osservatori e strutture nazionali distribuite in 17 Paesi, l’iniziativa vede in prima linea la Finlandia, che ospiterà la sede statutaria e coordinerà il progetto, e l’Italia, che gestirà l’accesso ai servizi.
Con i suoi siti osservativi, ACTRIS costituirà la più grande infrastruttura di ricerca atmosferica multi-sito al mondo, offrendo a tutti gli utenti – indipendentemente dall’affiliazione, dall’area di competenza o dal campo di attività – un accesso aperto a strumenti, competenze, opportunità di formazione e servizi di gestione dei dati.
La creazione della nuova infrastruttura di ricerca è il frutto di un percorso avviato nel 2011. “Grazie ad un’intensa cooperazione internazionale, in soli dieci anni siamo stati in grado di costruire e rendere operativi strumenti scientifici all’avanguardia che aprono opportunità senza precedenti per scoperte rivoluzionarie”, ha dichiarato Paolo Laj, coordinatore scientifico ad interim dell’iniziativa. “ACTRIS sta consolidando la sua posizione nel panorama nazionale, europeo e internazionale, ampliando il suo ruolo di attore chiave a sostegno della ricerca ambientale. La qualità dei servizi, la cultura dell’innovazione aperta, la prontezza e flessibilità nel rispondere alla domanda delle varie comunità degli utenti aumenteranno il livello di fiducia e collaborazione tra ACTRIS e i suoi partner”, ha aggiunto Laj.
Per la parte italiana, fondamentale è stato il sostegno al progetto del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), che ha accompagnato il processo di costituzione di ACTRIS-ERIC contribuendo con oltre 26 milioni di euro in 5 anni non solo all’implementazione degli osservatori e delle strutture centrali, ma anche alla formazione di giovani ricercatori in campo atmosferico.
La comunità scientifica nazionale partecipa all’iniziativa attraverso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, l’Università degli Studi dell’Aquila, l’Università del Salento, l’Università degli Studi di Urbino e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).