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“No Women No Panel”, le cifre della parità: un evento a cura CNR-RAI

Nella mattinata di mercoledì 13 marzo, presso l’Aula Marconi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) a Roma, sono stati presentati i primi dati della campagna “No Women No Panel – Senza donne non se ne parla”.  Un evento promosso in Italia dalla RAI, sulla base della campagna avviata nel 2018 dalla Commissione europea per il monitoraggio e la valutazione di impatto della partecipazione equilibrata e plurale di donne e uomini nella comunicazione pubblica al fine di favorire l’equilibrio di genere.

A pochi anni dalla stesura del Memorandum “No Women No Panel” siglato dalla RAI con  Pubbliche Amministrazioni, Università, Accademie ed Enti di Ricerca, tra cui il CNR, i dati presentati hanno riguardato le attività di monitoraggio effettuate dalle istituzioni firmatarie sugli eventi di comunicazione pubblica (conferenze, seminari, convegni e presentazioni) svolti nel 2023. L’obiettivo, infatti, è favorire un cambiamento culturale che permetta di superare gli stereotipi di genere, eliminare i pregiudizi e affermare la libertà delle donne da ogni forma di violenza.

È emerso che vi è una partecipazione equilibrata di uomini e donne negli eventi che riguardano tematiche di Ambiente (39,3%), Società/Attualità (34%) e Scienze (30,5%). Se argomenti di Economia e Politica restano tematiche trattate prettamente da uomini (manel) in quasi il 60% dei casi, al contrario, negli eventi di Cultura/Educazione vi è una prevalenza di donne che rasenta quasi il 30%. Tendenzialmente, nel 2022-2023 è stato rilevato un aumento della partecipazione di donne che durante eventi hanno svolto attività di comunicazione e divulgazione, incremento registrato anche nello stesso CNR. Quest’ultimo, inoltre, dal 2022 si è dotato di gruppo di lavoro interno che supporta scientificamente il monitoraggio e l’analisi dei dati raccolti da tutte le istituzioni firmatarie del progetto.

All’incontro sono intervenute, tra gli altri, Maria Chiara Carrozza, Presidente del CNR, Marinella Soldi, Presidente della RAI, Marcella Panucci, Capo di Gabinetto del MUR, Eugenia Roccella, Ministro della famiglia, natalità e pari opportunità   e Giovanna Iannantuoni, Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) che si sono concentrate su come il divario e la disparità di genere si possano superare solo mediante una diffusa consapevolezza del problema. Le donne, infatti, si laureano prima e con voti più alti rispetto agli uomini ma rispetto a loro guadagno circa il 20-25% in meno, a seconda dei ruoli. Inoltre, una donna su due non lavora perché non riesce a trovare lo spazio necessario ad emergere nella società. Ciò è dovuto prevalentemente al fatto che spesso le donne non riescono a coniugare facilmente la carriera con il loro ruolo di madri, anche a causa di politiche di welfare poco incentrate sul work-life balance.

È necessario, dunque, che le università, i media e il mondo della ricerca diventino catalizzatori di cambiamenti culturali positivi. “I media hanno una grande responsabilità: perché sono tra i principali ispiratori di modelli, per tutte le generazioni. I messaggi che si danno – o che sono assenti – si amplificano nella società e per questo il servizio pubblico ha un ruolo di primo piano in questa battaglia di civiltà contro gli stereotipi di genere”, ha concluso la Presidente della RAI.

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