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Programma di Ricerche in Artico, presentati a Roma i risultati dei primi anni di attività

La regione artica si conferma un territorio chiave per lo studio del clima, come mostrano i risultati del Programma di Ricerche in Artico (PRA), illustrati nel corso di un convegno che si è svolto a Roma, presso la sede centrale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

L’evento è stato organizzato dall’ente ospitante con l’obiettivo di fare il punto sul PRA: un’iniziativa avviata nel 2018 dal nostro Paese, che riunisce università ed enti di ricerca italiani sotto la guida del Comitato Scientifico per l’Artico (CSA), di cui fanno parte il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), il CNR, l’ENEA, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS).

In particolare, le attività scientifiche realizzate nell’ambito del Programma si sono focalizzate sullo studio degli ecosistemi, dell’atmosfera, della colonna d’acqua e dei mari dell’Artico, nonché sulla cosiddetta “amplificazione artica”: questo è un processo in base al quale il tasso di riscaldamento, in quest’area geografica, risulta significativamente accelerato rispetto a quello globale. Comprendere i motivi per cui la regione si sta scaldando a un ritmo molto più veloce del resto del pianeta rappresenta una sfida cruciale per lo sviluppo di approcci in grado di ridurre le conseguenze negative di questo fenomeno, i cui effetti non restano confinati al Polo Nord, ma si estendono fino alle medie latitudini, come evidenziano anche recenti studi condotti da ricercatori italiani.

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