Da uno studio dell’ENEA emergono evidenze dell’associazione tra infiammazione intestinale e salute dell’organismo, con compromissione dell’area del cervello coinvolta nei processi cognitivi.
La ricerca, i cui risultati ottenuti in laboratorio sono stati pubblicati sulla rivista Neural Regeneration Research, dimostra che la colite cronica e acuta è associata alla comparsa di neuroinfiammazione e di significative alterazioni metaboliche che influenzano la vita delle cellule e il normale funzionamento di cervello, nervi e cuore.
“Queste alterazioni sono correlate a patologie come la sindrome dell’intestino irritabile, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, il cancro del colon-retto e l’autismo a conferma che altri tipi di disturbi mentali potrebbero essere associati all’infiammazione intestinale e allo squilibrio metabolico”, spiega Simonetta Pazzaglia, responsabile del Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche e coautrice dello studio.
I risultati dello studio “indicano che l’infiammazione intestinale non è un fenomeno isolato, ma può influenzare la salute dell’organismo, alterando i metaboliti che possono avere un impatto sul cervello. Studiare i meccanismi che regolano questa complessa rete di comunicazione bidirezionale tra i due organi sarà molto utile per individuare nuove strategie terapeutiche per l’infiammazione intestinale, reintegrando correttamente la flora batterica oppure usando farmaci di nuova generazione o anche molecole di origine naturale,” continua la ricercatrice.
Negli ultimi anni sono state raccolte numerose evidenze scientifiche che suggeriscono che questo collegamento può rappresentare anche un nuovo bersaglio terapeutico per il trattamento delle malattie neurodegenerative. “Curare il microbiota intestinale specifico dei pazienti potrebbe alleviare anche i sintomi neurologici nelle malattie neurodegenerative, la malattia di Alzheimer e di Parkinson”, conclude Simonetta Pazzaglia.
È importante evidenziare come nei paesi industrializzati l’incidenza delle malattie infiammatorie intestinali è elevata e in costante aumento e ricerche internazionali hanno evidenziato un tasso doppio di depressione nei pazienti con infiammazioni intestinali e un aumento del rischio di cancro intestinale che rappresenta la seconda causa di morte più comune dopo le malattie cardiovascolari.