Nei territori segnati dal sisma del 1980, i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II hanno creato un Osservatorio, l’Irpinia Near Fault Observatory (NFO), con lo scopo di monitorare le faglie sottostanti.
L’Osservatorio, nato nell’ambito dell’European Plate Observing System (EPOS) e recentemente finanziato dal progetto PNRR Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics (MEET), permetterà di comprendere meglio la genesi dei terremoti proprio laddove si è verificato uno dei sismi più devastanti del nostro Paese.
Le azioni principali sono due: da un lato trasformare singole stazioni sismiche in costellazioni di stazioni, capaci di captare la microsismicità locale anche con magnitudo estremamente basse, e dall’altro sperimentare le potenzialità della normale fibra ottica da telecomunicazione di fungere da sensore sismico.
La prima immagine ottenuta dalla sperimentazione racconta come l’utilizzo della fibra ottica per il monitoraggio sismico rappresenti la sfida scientifica del futuro. L’immagine, infatti, restituisce una “fotografia” inedita della dinamica del sistema di faglie irpino che apre a nuovi studi e a nuove interpretazioni per la comprensione più profonda della genesi dei terremoti e per la gestione del rischio sismico.
“L’Irpinia è la sede ideale per testare questi nuovi sistemi tecnologici perché la grande disponibilità di reti parametriche che abbiamo già in questa zona ci permetterà di analizzare i nuovi dati ottenuti, verificarli e capirne le potenzialità”, ha indicato Gaetano Festa, professore presso il Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II.