Quanto sono ancora diffusi gli stereotipi di genere nelle nuove generazioni e come si formano? Due ricerche condotte dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) nelle scuole aiutano a far luce sul fenomeno, evidenziando una significativa adesione di bambini e bambine all’idea che esistano ruoli sociali rigidamente differenziati tra uomini e donne, che si attenua nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza. In particolare, i dati mostrano come gli stereotipi di genere si trasmettano ancora fortemente in ambito familiare e sottolineano il ruolo della scuola nel contrastarli.
Il quadro è stato delineato attraverso due indagini: la prima effettuata su un campione di 410 bambine e bambini delle scuole primarie dei Municipi VI e VIII di Roma, la seconda condotta su oltre 2.500 adolescenti delle scuole superiori italiane.
Le ricerche sono state effettuate dall’Osservatorio sulle tendenze giovanili (OTG), cogestito dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps) e dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Ai giovani partecipanti è stato chiesto di indicare se a svolgere meglio determinati ruoli o azioni fossero i maschi o le femmine o se il sesso fosse indifferente. “L’analisi dei risultati mostra tra i bambini un livello di adesione medio-alto al ruolo stereotipato sia maschile (58,6%) sia femminile (52,9%), ossia all’idea che capacità, come fare il poliziotto, il presidente, lo scienziato e comandare al lavoro siano di dominio dei maschi, mentre pulire la casa, cucinare, fare la spesa e occuparsi dei figli siano di ordine femminile”, ha commentato Antonio Tintori del Cnr-Irpps.
“Il livello più alto di adesione al ruolo sociale maschile si registra tra i bambini (25,6% contro il 18,2% delle femmine), mentre quello più alto di adesione al ruolo sociale femminile tra le bambine (22,5% contro il 17,8% dei maschi). Nella fascia adolescenziale, i risultati mostrano livelli medio-alti di adesione al ruolo stereotipato maschile (28,3%) e femminile (30,8%) decisamente inferiori a quelli registrati nella scuola d’infanzia. Il livello più alto di adesione si ritrova sempre tra gli alunni: ruolo maschile 13,1% maschi e 1,9% femmine; ruolo femminile 16,7% maschi e 6,4% femmine”.
L’indagine, effettuata tramite appositi indicatori nell’ambito dell’attività di ricerca Mutamenti Sociali, Valutazione e Metodi (MUSA), suggerisce inoltre l’importanza della scuola nel contrastare credenze e atteggiamenti sessisti trasmessi a livello familiare.
“Come i dati dimostrano, la convinzione dell’esistenza di ruoli di genere, predeterminati e rigidi, che prevedono il primato dell’uomo nelle posizioni apicali di carriera e quello della donna negli oneri di cura e assistenza familiare, viene acquisita fin dai primi anni di vita attraverso la socializzazione primaria e categorie interpretative che stereotipizzano il contesto sociale – ha concluso Tintori. – “Le disuguaglianze si riproducono fortemente in ambito familiare ove i più piccoli, anche per imitazione, seguono condizionamenti che appaiono attenuarsi nel corso della crescita, ma più nelle femmine che nei maschi. È chiaro, dunque, il ruolo cruciale dell’educazione scolastica nello sradicamento di vincoli che compromettono il benessere e l’equità di genere, nonché lo sviluppo economico”.
Fonte: CNR