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Stress ossidativo: nello spazio al via l’esperimento per studiarne lo contromisure

È giunto in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) l’esperimento Prometeo, progettato da un gruppo di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) per studiare contromisure allo stress ossidativo causato, nello spazio, dalla microgravità e dalle radiazioni ionizzanti.

Originariamente incluso nel pacchetto di esperimenti selezionati dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per la missione Minerva di Samantha Cristoforetti, Prometeo, per ritardi tecnici, è potuto arrivare in orbita solo a valle del rientro dell’astronauta italiana a Terra. L’attracco alla ISS del vettore NG-18, a bordo del quale è stato portato l’esperimento, è avvenuto il 9 novembre scorso. Progettato dai ricercatori dell’IIT Gianni Ciofani (Principal Investigator), Giada Genchi, Alessio Carmignani e Melike Belenli, Prometeo è stato messo a punto con la collaborazione di Kayser Italia, che ha sviluppato l’hardware sperimentale, e con il supporto di ALTEC durante lo sviluppo dell’esperimento e in fase di integrazione presso il sito di lancio.

Lo stress ossidativo è un fenomeno alla base di diverse malattie, tra cui il morbo di Parkinson e altre patologie neurodegenerative. La sua insorgenza comporta alterazioni di breve e lungo termine a carico di diversi bersagli, di cui il più vulnerabile è il sistema nervoso centrale.

Nei voli spaziali, in cui lo stress ossidativo è favorito dall’esposizione alla microgravità e alle radiazioni cosmiche, il sistema nervoso centrale richiede una speciale protezione antiossidante. In quest’ottica, l’esperimento Prometeo propone l’uso di nanoparticelle basate su polidopamina (PDA) in grado di fornire una tale protezione e prevenire il danneggiamento dei neuroni, per consentire una permanenza umana nello spazio in missioni di lunga durata. Più in generale, l’esperimento – nel proporre contromisure innovative allo stress ossidativo – aspira anche a fornire evidenze e strumenti terapeutici rilevanti per il trattamento, sulla Terra, di condizioni neurodegenerative come il morbo di Parkinson.

“L’attenzione è focalizzata sulle cellule neuronali coinvolte nelle funzioni cognitive e motorie sia nello spazio, dove ogni alterazione comportamentale implica rischi significativi per l’equipaggio umano, che a Terra, dove la perdita di neuroni dopaminergici dovuta alla progressione del morbo di Parkinson manca ancora di un efficace contrasto”, ha spiegato Ciofani.

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