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Vivere l’opera d’arte a 360°, un progetto finanziato dal PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 propone un nuovo modo di fruire la cultura

Vivere l’opera d’arte a 360° attraverso video, tracce sonore e audio, elementi tattili e odorosi, che ricostruiscono ambienti e caratteristiche uniche del nostro patrimonio culturale nell’ottica di una nuova fruizione di immersione totale del visitatore.

È questa l’idea del progetto VASARI, acronimo di “VAlorizzazione Smart del patrimonio ARtistico delle città Italiane”, finanziato dal PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 nell’ambito dell’Asse II “Progetti tematici” – Azione “Cluster”, che prevede il sostegno a progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle 12 aree di specializzazione individuate dal Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) 2015-2020. Il progetto, che rientra nell’area di specializzazione Cultural Heritage, è partito a settembre 2018 e si sta concludendo adesso e vanta già una serie di applicazioni pratiche sul territorio, in alcuni importanti siti culturali del Sud Italia: dai Sassi di Matera, con le sue chiese rupestri, passando per L’Aquila e per le bellezze architettoniche di Salerno, fino alla Basilica di San Nicola di Bari, con il suo Tesoro, al Museo Diocesano di Monreale e al SIMUA di Palermo. In questi 5 siti è possibile sperimentare le diverse funzionalità di VASARI attraverso un dimostratore multisito e polisensoriale, che prevede anche la possibilità di creare un filo conduttore tra i diversi luoghi realizzando un’esperienza non più confinata nello spazio fisico di un unico sito.

Grazie all’utilizzo di una piattaforma che sfrutta il potenziale delle tecnologie più innovative, si punta a costruire uno spazio culturale nuovo in cui il visitatore è parte di una rete conoscitiva e informativa, fisica e virtuale, integrata con una serie di dati e servizi che ne arricchiscono l’esperienza. L’architettura di VASARI, progettata a microservizi dispiegati in una infrastruttura per Edge e Fog Computing, permette una rapida adattabilità del sistema a differenti carichi prodotti da un numero crescente di richieste da parte degli utilizzatori (visitatori, amministratori e tour operator). La piattaforma consente anche di far emergere l’offerta culturale minore che spesso si trova ai margini dei flussi turistici principali, generando un vantaggio in termini di maggior visibilità ed integrazione. Inoltre, il progetto è in grado di generare importanti ritorni di tipo economico e occupazionale poiché favorisce lo sviluppo di un’economia territoriale legata al turismo culturale, consente ai giovani di sviluppare competenze legate al territorio, permette alle imprese di arricchire la propria offerta attraverso servizi innovativi ed agevola un trasferimento tecnologico da università e aziende specializzate nel campo delle tecnologie culturali, attuando logiche di cooperazione fondamentali per l’industria del turismo.

Alla base di tutto questo c’è una nuova forma di comunicazione più partecipativa e attiva che introduce ad una comprensione maggiore dei beni culturali, favorendo lo sviluppo di nuove modalità di apprendimento, soprattutto fra le nuove generazioni.
Tra i soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto ci sono diverse aziende lucane e pugliesi, le Università di Salerno, del Molise e di Milano, e il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica.

A fine dicembre nella città di Salerno sono state avviate le riprese della Docufiction “Arianna” che sarà prodotta nell’ambito del progetto e fornirà una rappresentazione delle tecnologie applicate alla città campana. La fiction racconta la storia di due dottorande dell’Università di Salerno, alle prese con la tesi di dottorato, che devono testare un’App basata sulla Realtà Aumentata che permette al visitatore di interagire con luoghi o beni, potendo ascoltare file audio per approfondire le relative conoscenze artistiche, archeologiche, religiose, storiche e della tradizione, e visionare video, foto, oggetti in 3D, tour virtuali e documenti in formato pdf. La storia è arricchita dalla partecipazione del nonno di una delle due protagoniste che, coinvolto nel testing, permette di toccare il tema del “digital divide” esistente per l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione. La figura del nonno rappresenta anche il personaggio chiave del videogame, dal titolo “Nonn-Avventura: alla scoperta delle diavolerie tecnologiche”, a cui sarà affidato il ruolo di guidare lo spettatore alla scoperta delle diverse tecnologie utilizzate negli altri dimostratori di Palermo, Matera, Bari e l’Aquila.

Lo scorso gennaio il progetto è stato presentato all’interno della struttura di Open Space di Matera dove, attraverso l’utilizzo di una black box emozionale che ha creato uno storytelling dedicato, si è cercato di far rivivere gli ambienti suggestivi delle chiese rupestri tipiche della città dei Sassi. Un modulo replicabile, itinerante che permette la fruizione di siti storici o di un’opera d’arte anche a distanza. Cosa che durante la pandemia da Covid-19 è stata molto richiesta.

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